Dopo aver esplorato la storia della scuola tedesca, ci focalizziamo sulle icone del Bauhaus e sui maestri che hanno rivoluzionato il design.

Nella puntata precedente abbiamo visto come il Bauhaus, la scuola di arti applicate fondata a Weimar da Walter Gropius nel 1919, ha rivoluzionato il gusto di un’epoca. Arte, architettura, grafica, gioielleria, arte tessile, vetrate, tutto unito sotto il segno della modernità nascente. Su tutto, dominano gli arredi creati nel laboratorio di falegnameria e arredamento, tra i quali alcuni pezzi iconici prodotti ancora oggi.
Il laboratorio di falegnameria e di arredamento
Dal laboratorio di falegnameria, sotto la direzione di Gropius e poi sotto quella di Marcel Breuer, escono le ormai famose icone del Bauhaus. Impostato inizialmente verso una produzione di stampo artigianale, l’atelier si orienta rapidamente verso la standardizzazione. Le sue creazioni nascono da un’accurata analisi funzionale ed ergonomica, prima che estetica. I pezzi iconici compaiono principalmente tra il 1924 e il 1929. Dopo la partenza di Breuer nel 1928 e la sua sostituzione con Arndt, la falegnameria si concentrò sulla creazione di prodotti semplici, economici e facili da realizzare. Dominano il compensato, il metallo verniciato, e i mobili divennero spesso smontabili e multifunzionali. Il laboratorio di falegnameria cessò di funzionare quando il Bauhaus si trasferì a Berlino, nel 1930, due anni prima della chiusura definitiva della scuole.
I maestri del design e le icone del Bauhaus
Walter Gropius e la poltrona F51
Walter Gropius, architetto tedesco tra i padri del Movimento Moderno, è il fondatore della scuola, che dirige fino al 1927.


La poltrona F5, progettata nel 1920, in legno massello e rivestita di tessuto, presenta un volume cubico e compatto. E’ evidente l’influenza del movimento De Stijl e del cubismo, nonché dell’architettura. Una versione riadattata con una scelta ampia e attuale di colori è prodotta oggi dall’azienda tedesca Tecta.
Mart Stam e la prima sedia a sbalzo
La nascita della sedia a sbalzo, detta anche sedia cantilever, è da sempre un evento controverso. Mart Stam, architetto olandese, diventa docente ospite al Bauhaus nel 1928, dove insegna Teoria Elementare delle Costruzioni e Pianificazione Urbana.


Nel 1927 aveva realizzato un prototipo di sedia a sbalzo utilizzando dieci tubi del gas collegati fra loro da raccordi a gomito. Per la seduta aveva previsto un piano in legno. Stam mostra il disegno del prototipo a Mies Van der Rohe, che ne è entusiasta. L’anno seguente compaiono le versioni, certamente perfezionate, dello stesso Van der Rohe e di Marcel Breuer. Ne nasce un contenzioso che si conclude con l’attribuzione dei diritti a Stam. Oggi questa sedia, denominata S 43, compare nel catalogo di Thonet, che ha acquisito il copyright.
Marcel Breuer e l’acciaio tubolare
Durante il periodo trascorso al Bauhaus, Marcel Breuer sperimentò l’acciaio e il tubolare, un materiale nuovo e promettente per i mobili. Lo stretto scambio con il costruttore di aerei Junkers di Dessau accelerò il processo di sviluppo. I suoi primi progetti , realizzati per arredare la nuova sede di Dessau, comprendono i tavolini da salotto B9 e vari scaffali. Seguono le sedie B3, detta Wassily (1925), la B2, detta Cesca, (1928), la poltrona S35 (1929). Il catalogo Thonet del 1930/31 comprendeva già l’intera gamma di prodotti.




Mies van der Rohe, sedie e grattacieli
L’architetto tedesco è considerato uno dei pionieri del Movimento Moderno, nonché progettista del primo grattacielo di vetro al mondo.


Direttore del Bauhaus dal 1930 al 1932, ha lasciato in eredità anche alcuni tra gli arredi più belli e apprezzati della storia. Mies è stato il primo a dotare la sedia a sbalzo di leggerezza estetica e a metterla in relazione con l’ambiente circostante grazie alle linee curve, con la sua S533RF (1927), oggi prodotta da Thonet. Seguono due anni dopo i pezzi che arredano il salotto del padiglione tedesco all’Esposizione Universale di Barcellona. Già il padiglione stesso è un capolavoro, ma le poltrone, la dormeuse, il pouf della serie Barcelona, oggi prodotti da Knoll, sono insuperabili. Icone tra le icone del Bauhaus.

Erich Brendel e il tavolo salvaspazio
Erich Brendel è uno degli studenti più promettenti del laboratorio di falegnameria Bauhaus, anche se divenne in seguito un importante architetto. Sua eredità, il tavolo M10, prodotto oggi dall’azienda tedesca Tecta, è un oggetto geniale. Forse ispirandosi ai Pembroke table inglesi, ha concepito un tavolo con i 4 lati ribaltabili. Da chiuso, il tavolo diventa un mobile da appoggio dalla sobria forma cubica. Un vero e proprio salvaspazio avanti con i tempi.

Marianne Brandt, maestra del metallo
László Moholy-Nagy riconobbe il suo talento unico. Con il suo incoraggiamento, Marianne Brandt divenne una delle allieve più promettenti del laboratorio del metallo, fino ad assumerne la direzione ad interim nel 1928. Oggi l’unico pezzo da lei firmato ancora in produzione è un posacenere, prodotto da Alessi. Sui siti di antiquariato si trovano molte delle sue lampade e i pezzi del set da tè e caffè progettato dalla Brandt nel 1924. Si sa che esiste solo un set completo, mentre esemplari della teiera si trovano in diversi musei, tra cui il MoMA di New York, e presso alcuni produttori come Tecnolumen.

Josef Albers e i tavolini impilati
Disegnati da Josef Albers durante la sua permanenza alla scuola Bauhaus nel 1926, questi tavolini sono la rappresentazione stilistica del Bauhaus. Tra forme geometriche diverse ma complementari e l’uso di colori primari, i “Nesting tables” cristallizzano la visione del designer che non ha mai smesso di esplorare il rapporto tra colore e forme semplici nel corso della sua carriera. Creando questi tavoli di diverse dimensioni, Josef Albers immagina semplicemente una nuova concezione dello spazio. E per una buona ragione: questi tavolini impilabili, realizzati in Germania in rovere massiccio con piani in vetro laccato, funzionano “in modo indipendente e interdipendente”. Visionario per il suo tempo. Prodotti oggi da una piccola azienda tedesca, sono distribuiti da Klein Und More.

Wilhelm Wagenfeld e la lampada WG 24
Wagenfeld aveva 24 anni quando fu ammesso come apprendista al laboratorio del Bauhaus di Weimar. Qui progettò la lampada WG 24 come soluzione a un incarico affidatogli da Moholy-Nagy. C. La lampada WG 24 è prodotta da Tecnolumen.
