L’incredibile storia del bidet 2° parte

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Buondì cari amici! Ecco la seconda e ultima parte della storia del bidet. Dove eravamo rimasti?

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Serie Blues by Devon&Devon

Nella prima parte abbiamo visto le peripezie del bidet dalle origini fino all’epoca vittoriana, momento in cui si installa nelle stanze da bagno dell’alta borghesia. Nel secondo dopoguerra, la ricostruzione del patrimonio edilizio pesantemente danneggiato generò il noto fenomeno del “boom edilizio” in gran parte degli Stati europei. Gli edifici si razionalizzano e la stanza da bagno ormai fa parte dei vani irrinunciabili anche nell’edilizia economica e popolare. È il momento di maggior gloria per il nostro bidet, che è orami presente in tutte le abitazioni, Francia compresa. Un professore dell’Università di Lione, tal P. Delore, dichiara che “il bidet è una necessità, non un lusso”. Finalmente anche i designer si interessano alla ormai indissolubile triade lavabo-wc-bidet. Il primo è Gio Ponti per Ideal Standard con la sua serie Zeta del 1953. Gli apparecchi sanitari sono infine entrati nell’Olimpo delle icone di design.

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Set bagno della serie Zeta by Gio Ponti per Ideal Standard, 1953

Il lento declino e la (probabile) resurrezione del bidet

Proprio nel momento di massimo fulgore, il bidet comincia il suo lento e inspiegabile declino. Nei paesi anglosassoni e nel Nord Europa, a dire il vero,  non si era mai affermato, se non in rarissimi casi. Per illustrare il fenomeno citiamo il fatto che, nel 1964, la presenza del bidet era un criterio di base per la categoria agli hotel in Francia. Già nel 1986 gli stessi hotel potevano esserne sprovvisti e mantenere comunque le tre stelle. La ragione del declino del bidet nella sua stessa patria si spiega, a grandi linee, con la progressiva diminuzione delle superfici degli alloggi costruiti a partire dagli anni settanta.Un’altra possibile spiegazione, azzardata dagli autori del libro “Le Confident Des Dames. Le Bidet Du XVIII Au XX Siècle : Histoire D’une Intimité”, è legata alla sempre maggiore diffusione della lavatrice, che avrebbe occupato lo spazio destinato al bidet. Tutte spiegazioni  opinabili, visto che in altri paesi europei, come l’Italia, il Portogallo e la Grecia il bidet resiste ancora. La Spagna, altro paese in cui il bidet era molto popolare, sta seguendo la stessa via della Francia. 

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Una pubblicità americana degli anni ’50: non c’è traccia del bidet

La realtà è che il bidet non è considerato dai francesi un’oggetto utile. Forse a causa dell’educazione o, secondo il libro succitato, l’americanizzazione del modo di vivere privilegia l’uso della doccia. Tuttavia qualcosa sta cambiando. Lo dimostra la nuova mania che dilaga negli States per il WC giapponese con boccetta, detto washlet. Questo è stato inventato da uno svizzero, Hans Maurer, nel 1956, e successivamente commercializzato, senza successo, proprio negli USA. Premetto che per me questo apparecchio non ha nulla a che vedere con il bidet! Questa mania collettiva sta facendo scoprire il vero bidet agli americani, tanto che molti VIP, cultori dei bagni Made in Italy, lo considerano uno status symbol.  

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Una pubblicità della ditta americana Kohler of Kholer, in cui è presente un bidet, 1969

Il “caso italiano”

Sempre nel libro succitato, un intero capitolo è dedicato al “caso italiano”. Gli autori si domandano perché il bidet in Italia è un’istituzione irrinunciabile, e tracciano un’interessante percorso della storia dell’igiene corporale nella Penisola. Dall’antica Roma delle Terme e dei bagni pubblici, passando per un tardo Medioevo in cui, sorprendentemente, la pulizia del corpo non era ancora un tabù. Pare che il bidet fosse un oggetto di uso comune, almeno fino al Rinascimento, anche se si trattava di una semplice bacinella.  Bisogna però arrivare al Secolo dei Lumi per trovare il primo bidet documentato. Esso appartenne alla Regina di Napoli Maria Carolina d’Asburgo-Lorena, che lo fece installare nel suo bagno nella Reggia di Caserta. Lo potete ammirare in questo video:

Anche se ci vantiamo di essere uno dei pochi paesi a non poter fare a meno del bidet, va detto che il Nostro seguì le stesse disavventure dei suoi compagni stranieri. Bisogna infatti aspettare il 1945 affinché venga citato nel Dizionario della lingua italiana come

“bacino oblungo per lavare certe parti del corpo, che per decenza, non nomineremo”. 

Del Resto nel 1928 La Rinascente lo incluse nel suo catalogo, pubblicizzandolo come

un oggetto consigliato a persone con “problemi di salute”**.

Eppure, il bidet era già in vendita nei grandi magazzini da almeno trent’anni. 

Una pubblicità degli anni ’50

Nel dopoguerra, qualcosa cambia radicalmente in Italia. La ricostruzione porta la stanza da bagno in tutte le case, e il bidet diventa imprescindibile. Gli autori francesi cercano di spiegare questo “fenomeno” come il risultato di un’efficace propaganda condotta dai medici igienisti nel corso del XX secolo. Si riferiscono anche ad un retaggio culturale e storico profondamente impresso nel DNA di un popolo che erigeva templi alla dea Salus, l’Igea dei Greci.  Ionoltre, il design e il Made in Italy hanno dato un contributo non trascurabile. Fatto sta che per noi italiani il l’apparecchio, oltre che indispensabile, è anche bello da vedere.

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