Oggi per la rubrica sulla storia dell’arredamento vorrei soffermarmi su un oggetto particolare: il bidet.

La storia di questo apparecchio sanitario tanto amato dagli italiani è davvero singolare, non tanto come oggetto d’arredo ma come simbolo caratterizzante le epoche. È indubbio che la sua funzione è quella di facilitare l’igiene personale, ma vedremo come la percezione della sua utilità sia cambiata nel corso dei secoli e come oggi sia diversa a seconda dei paesi. Se volete farvi due risate, andate su YouTube e cercate i video girati dai turisti americani, inglesi o australiani e gustatevi le loro reazioni all’incontro con il bidet. Qualcuno è divertito, qualcuno rimane interdetto o perfino disgustato. Fatto sta che molti non sanno neppure a cosa serve e come si usa, e che gli unici paesi al mondo in cui è obbligatoria l’installazione in almeno un bagno di casa sono l’Italia e il Portogallo.
Il bidet è destinato ad entrare solo nei musei oppure, come vedremo, potrebbe conquistare il mondo? Ma andiamo con ordine…
Dalla Francia con furore
Nel 2009 viene pubblicato il primo libro in lingua francese sul bidet: “Le Confident Des Dames. Le Bidet Du XVIII Au XX Siècle : Histoire D’une Intimité”, di Julia Csergo e Roger-Henry Guerrand, edizioni La Découverte. Naturalmente l’ho acquistato, soprattutto per leggere il capitolo intitolato “Il caso Italiano”…ma di questo vi parlerò nella seconda parte. Nella sinossi si legge: “ebbene sì, gli stranieri pensano che il bidet sia un’invenzione francese…”. Dunque gli autori ammettono, quasi rassegnati, l’origine francese dell’apparecchio, anche perché l’etimologia non mente. Il termine bidet, comparso nel dizionario Trésor nel 1739, deriva, infatti, dal francese antico ed evoca l’atto di cavalcare un pony, con tutti i sottintesi di natura erotica che ne derivano. Si capisce quindi l’imbarazzo, frammisto ad ilarità, che coglie i transalpini quando sono costretti a pronunciarne il nome.

La Toilette intime o la Rose effeuillée di Louis Léopold Boilly, 1741
Diffusione del bidet nella Francia del Settecento
Eppure alla reggia di Versailles, dove il bidet si installò con successo durante il regno di Luigi XV, erano in uso esemplari di rara finezza, prodotti dai migliori artigiani del Regno o addirittura ordinati in Cina. Si trattava di recipienti in ceramica o in metallo a forma di violino, inseriti apposite sedie o in sgabelli, ed erano dotati di coperchio. Al Castello Bellevue a Meudon si possono ammirare due esemplari appartenuti a Luigi XV e alla sua favorita, Mme de Pompadour, consegnati, come risulta da regolare bolla, nel 1751.
Per approfondire: lo stile Luigi XV e il trionfo del Rococò

Occorre ricordare che all’epoca la stanza da bagno come la intendiamo oggi non esisteva, poiché l’igiene non era una faccenda quotidiana e neppure intima. Era infatti usanza fare la toilette in pubblico nella propria camera da letto, dove si installava una tinozza al momento del bisogno, e dove si trovavano, anche se ben dissimulati, i vasi da notte e il nostro caro bidet. Nella foto un perfetto esempio di come doveva essere l’apparecchiatura sanitaria all’epoca di Luigi XV, nel castello di Vaux-le-Vicomte. Si notano la “comoda” a sinistra, la vasca da bagno al centro e il bidet a destra (nella foto se ne vede solo una parte), tutti dissimulati in mobili in stile.

Da oggetto del desiderio a strumento di meretricio
Tuttavia la carriera del bidet, iniziata in modo promettente, subisce un brusco tracollo a causa della crociata promossa dal clero e da una certa parte bigotta dell’aristocrazia, che lo ritenevano veicolo di tentazioni peccaminose. Del resto la Chiesa vietava esplicitamente di lavarsi sprovvisti di una pudica camicia che coprisse le nudità. Immaginate lo scandalo che scoppiò quando i preti che bazzicavano a corte scoprirono che le signore si dedicavano con particolare solerzia alla pulizia proprio di quella parte del corpo virtualmente inaccessibile. Così il bidet passò in clandestinità, tanto che da allora venne pubblicizzato come “custodia per violino in porcellana”! Un abile stratagemma per introdurre a corte il vituperato “strumento di meretricio” nonostante il divieto.
L’età d’oro del bidet in epoca Vittoriana

Brevemente riabilitato in epoca Napoleonica, il bidet continua la sua carriera in sordina nelle “case d’appuntamento”. Eppure qualcosa si muove. Il XIX secolo è un periodo in cui il bigottismo e il progresso scientifico si fanno una lotta feroce. Le frequenti e drammatiche epidemie che affliggono le sovrappopolate (e sporche) città europee, spingono la società scientifica a trovare una soluzione. Finalmente l’igiene diviene un fattore essenziale per combattere le infezioni e, grazie all’avallo della scienza, lentamente l’acqua e il sapone ebbero la meglio sul timor di Dio e sulla superstizione. Con l’arrivo dell’acqua corrente nelle case, a partire dalla seconda metà del secolo, il bagno ebbe finalmente diritto ad una stanza tutta per sé! Ed il bidet, udite udite, ebbe il suo posto nei bagni vittoriani di tutto il globo. Prova ne sono alcune rare immagini e gli esemplari conservati nei musei o in collezioni private. Guardate che meraviglia questa fotografia di un rarissimo bagno vittoriano originale, che si trova in una casa di San Francisco trasformata in museo, Haas–Lilienthal House. Il bidet viene presentato come una “curiosità” importata dall’Europa dall’architetto bavarese Peter R. Schmidt.

l bidet assume la forma attuale
Naturalmente la stanza da bagno era riservata alle classi più abbienti, mentre nelle abitazioni comuni erano presenti dei semplici servizi igienici, tra l’altro resi obbligatori nelle case per la prima volta in Inghilterra nel 1848. Tuttavia, il bidet è rarissimo nei paesi anglosassoni, mentre si diffonde regolarmente nei paesi latini, in Sud America, e nell’impero Austro-ungarico. Per quanto riguarda il design, il bidet acquista la sua forma definitiva, ovvero quella di un vaso in ceramica su piede, forgiato in un ovale regolare. La forma è molto simile a quella della tazza del wc, e si può dire che da questo momento i due compari viaggiano uniti nella storia del design, comparendo sempre uno di fianco all’altro e pressoché identici. I primi bidet dotati di acqua corrente non avevano la bocca di erogazione, bensì una “brida” da cui l’acqua fluiva nella vasca, per poi uscire dallo scarico. I rubinetti e le tubature erano posizionate all’esterno dell’apparecchio, come potete vedere da questa illustrazione.

Curiosamente, alcuni pezzi conservarono inizialmente il coperchio che caratterizzava i loro predecessori inseriti nelle sedie. Un’altra curiosità: pare che la nota azienda austriaca Thonet fornisse sia i suddetti coperchi, in paglia di Vienna, sia i supporti in legno curvato per i bidet portatili.

Arriva il bidet con rubinetteria
I sanitari dell’epoca vittoriana erano decoratissimi e policromi, con motivi floreali, talvolta a rilievo. A partire dal XX secolo il bidet, come del resto gli altri apparecchi sanitari, si “medicalizza”, le le decorazioni si fanno più sobrie, fino a quasi scomparire. In questo momento appaiono i modelli con rubinetteria inclusa provvisti di tre fori, due per i rubinetti dell’acqua calda e fredda, uno per aprire e chiudere il tappo: l’acqua entrava ancora dalla brida oppure da un getto posizionato al centro della vasca, e il modello rimase tale almeno fino agli anni ’70, quando vennero introdotti i miscelatori monocomando dotati di bocca d’erogazione. Ironia della sorte, le ditte che producevano i più bei bidet dell’epoca erano francesi e inglesi…

La prima parte finisce qui: vi aspetto prossimamente per la seconda parte dell’incredibile storia del bidet
* “Le Confident Des Dames. Le Bidet Du XVIII Au XX Siècle : Histoire D’une Intimité”, di Julia Csergo e Roger-Henry Guerrand, 2009, ed. La Découverte.
** “Storia del bidet” di Luciano Spadanuda, 2003, ed. Castelvecchi
1 comment
Grazie per aver condiviso questa storia, curiosa!