Lo Streamline è un movimento di design americano sviluppatesi alla fine degli anni Trenta, ispirato all’industria areonautica.

Considerato una versione tarda dell’Art Déco, lo Streamline ne rappresenta una versione epurata e semplificata. Decorativo e spesso sovraccarico, l’Art Déco era molto popolare negli anni Venti e rifletteva lo stile di vita opulento e frenetico degli anni ruggenti. Dopo la Grande Depressione del 1929, l’opulenza cominciò a sembrare superflua e architetti e designer si orientarono verso la funzionalità e l’efficienza. Era il momento di uno stile più accessibile e rivolto alle masse. Nel momento in cui il presidente Franklin D. Roosevelt cercò di rilanciare i consumi americani con la politica del New Deal, la produzione di massa si estese a nuovi prodotti di uso quotidiano. E’ il boom degli elettrodomestici: radio, sveglie, ferri da stiro, tostapane, frigoriferi, aspirapolvere, ispirati alle forme aerodinamiche di aerei, automobili, treni o navi.

E’ l’industria dei trasporti il traino dell’economia, un fattore che pone questo settore all’avanguardia nella ricerca. Proprio da qui derivano le nuove istanze dello Streamline, uno stile prettamente americano che caratterizzerà fortemente il gusto almeno fino alla metà degli anni Cinquanta. Si assiste al rapido sviluppo di un’estetica industriale globale e alla comparsa di una nuova professione: il designer.
I designer, il consumo di massa e la pubblicità
Negli anni Quaranta la Grande Depressione era ormai un ricordo. L’industria lavora a pieno ritmo e la società consumistica di massa è una realtà. Nascono le prime grandi agenzie pubblicitarie e di design industriale. Così come l’esposizione parigina del 1925 aveva reso popolare l’Art Déco, il movimento Streamline fu lanciato durante l’Esposizione Universale di New York del 1939. Padiglione iconico è, non a caso, quello della General Motors, che ospitava Futurama, un modello in grande scala di un’ipotetica città degli anni ’60.
Le nuove forme nascono dalla necessità di ridurre l’attrito dell’aria sui mezzi di trasporto. Organiche, arrotondate, decisamente snellite, queste forme si coniugano con nuovi materiali, più economici del legno e dell’ottone che predominavano nei decenni precedenti. Vengono presentati i primi materiali sintetici, come la bachelite, il nylon, la pelle sintetica, che si affiancano al compensato impiallacciato e all’acciaio cromato, superstar assoluta.

I pionieri di questo stile sono Raymond Loewy, Donald Deskey, Henry Dreyfuss, Brook Stevens, Norman Bel Geddes e Walter Dorwin Teague. Questo piccolo gruppo di creativi, tutti autodidatti, riunisce alcuni dei più famosi designer del XX secolo.
Raymond Loewy, famoso per aver disegnato la bottiglietta della Coca-Cola, è un francese emigrato negli Stati Uniti nel 1919. La frase che dà il titolo al suo libro più venduto, pubblicato nel 1953, riassume il suo approccio all’industria americana. “La bruttezza non si vende bene”, diceva, a dimostrazione del fatto che il design aveva il compito di rendere belli oggetti che altro non erano che macchine. Un problema non da poco, visto che tali oggetti si dovevano adattare alle possibilità tecnologiche del momento. Lo streamline è la dimostrazione perfetta di un dialogo coerente tra forma, materiali e mezzi tecnici.

L’architettura Streamline Moderne
Presto le nuove forme delle macchine e degli elettrodomestici attirano l’attenzione degli architetti e dei produttori di mobili. L’architettura viene chiamata Streamline Moderne, e si caratterizza per le facciate sobrie, spesso bianche, interrotte da lunghe file di finestre, da angoli arrotondati e tetti piatti. Un elemento comune a tutte le costruzioni è il parapetto di scale e balconi, ispirato all’estetica delle grandi navi. Caratteristiche anche le finestre rotonde “ a oblò “. Per questo lo stile è detto anche “transatlantico”, e molti edifici sembrano imbarcazioni che fluttuano sull’oceano.

Vengono innalzati teatri, auditorium, stazioni marittime, hotel, sormontati da insegne colorate dalle linee arrotondate.

Famoso in tutto il mondo rimane il distretto dell’Art Déco di Miami, detto anche Tropical Art Déco. Il quartiere, interamente ricostruito dopo un uragano che devastò la zona nel 1925, è caratterizzato da edifici bianchi con decorazioni ispirate ai colori dei tropici.


Streamline e Bauhaus
Nei mobili è evidente l’influenza del Bauhaus, soprattutto per l’utilizzo generoso dell’acciaio cromato. Il Bauhaus promuoveva un insieme di linee guida universali per il design e una comunanza tra tutte le discipline artistiche. Il movimento affronta anche la questione della produzione di massa, cercando di coniugarla all’artigianato. Quando si diffonde lo Streamline, che assume proporzioni globali, l’esperienza del Bauhaus si è già conclusa, tuttavia questo stile accessibile e per certi versi banale ne raccoglie l’eredità. Per la prima volta, una fetta ampia della popolazione americana era disposta e in grado di permettersi un “buon” design”. Nondimeno i due movimenti sono accomunati dalla ricerca della funzionalità, infatti i mobili in stile Streamline derivano dagli arredi dei treni e delle navi.

Tuttavia, lo stile Streamline è ancora per certi versi decorativo, mentre il Bauhaus esclude qualsiasi forma che non sia funzionale. Esemplare è il temperamatite disegnato da Raymond Loewy nel 1934, ispirato alla forma di un aereo. In questo caso, la forma aerodinamica é un involucro di metallo messo sopra una macchinetta antiquata, che nasconde le lame al suo interno, a dispetto della loro funzione. Il notevole progetto di Lurelle Guild per “Aspirapolvere: Number 30” per Electrolux, ha un’impressionante somiglianza con il progetto di Loewy per il Broadway Limited Train.

Inoltre, lo Streamline, al contrario dell’Art Déco degli esordi, non contempla l’artigianalità e l’unicità degli oggetti. Tutto, o quasi, è fatto a macchina, cosicché risulta difficile trovare arredi di qualità eccelsa o esponenti di grido. Fa eccezione forse il designer di origine tedesca Kem Weber, che disegna alcuni arredi e complementi degni di nota per la Walt Disney, presenti oggi nelle case d’asta nei cataloghi di modernariato.