Art Déco, alla scoperta dello stile ruggente

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Identificato con i ruggenti anni Venti, l’Art Déco è uno stile eclettico e controverso, in bilico tra kitsch e raffinatezza, che affascina ancora oggi.

Art Deco
Jacques-Émile Ruhlmann, “La casa del collezionista”, padiglione all’EXPO di Parigi, 1925. Credits: médiathèque du Patrimoine et de la photographie (MPP)(Charenton-le-Pont) 

L’Art Déco si sviluppa in Francia a partire dagli anni Venti e in breve tempo si diffonde in tutto il mondo. Per la precisione, più che di uno stile si tratta di un’estetica che riflette un particolare stile di vita. L’Art Déco è l’atmosfera opulenta e frenetica del Grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald. L’ Art Déco si associa al jazz e ai musical di Hollywood, ai transatlantici e ai motori rombanti, ai grattacieli di New York e Chicago e all’edonismo decadente della Repubblica di Weimar. Il nome deriva dall’abbreviazione della dicitura “Exposition Internationale des Arts Décoratifs et Industriels Modernes” (Esposizione internazionale di arti decorative e industriali moderne) che si tenne a Parigi nel 1925. Una manifestazione che ne segna l’apice, cui segue un lento declino, fino al superamento negli anni Quaranta. Tuttavia, oggi assistiamo ad un revival dell’Art Déco che, lungi dall’essere un fenomeno passeggero, dura ormai da qualche anno.

Leggi l’articolo Tendenze: contemporary Art Déco

Contesto storico e premesse dell’Art Déco

Siamo nel 1919 e il mondo intero cerca di lasciarsi alle spalle l’evento più drammatico che l’umanità abbia mai conosciuto: la Grande Guerra. Oltre a milioni di vite, a imperi  e a governi, la guerra mondiale pone fine alla Belle Epoque e alla fiducia nel progresso. Questi stravolgimenti ebbero un profondo riflesso nelle arti, primo su tutti la scomparsa dell’Art Nouveau. In realtà questo stile era già stato messo in discussione dalle avanguardie artistiche sviluppatesi a cavallo del 1910. Tra questi, L’Espressionismo di Kirchner e Munch, il Cubismo di Picasso, l’Astrattismo di Kandinskij, il Futurismo di Marinetti e Boccioni o il Neoplasticismo del movimento De Stijl, fondato da Theo Van Doesburg e Piet Mondrian. 

Maurice Jallot, disegno per una sala da pranzo, presentato all’EXPO di Parigi del 1925

Anche l’Art Déco si sviluppa a partire dal 1910, che pare essere l’effettivo anno cardine tra l’Ottocento e il Novecento. Agli esordi l’Art Déco si propone come uno stile d’avanguardia, moderno e proiettato verso il futuro, fautore di un’estetica che si distacca dagli stili del passato. Tra i precursori, troviamo la figura poliedrica e visionaria di Paul Poiret, considerato il padre della moda moderna. Poiret infatti abolisce pizzi e corsetto e crea abiti fluidi, stravaganti ed eccentrici. Amante delle arti, fonda la Scuola di Arti Decorative “Martine”, dal nome di una delle sue figlie, e realizza arredi, accessori e tappezzerie. Il suo stile è caratterizzato dalla semplificazione dei motivi floreali, dalla predilezione per le forme geometriche, simmetriche e spigolose, e dall’utilizzo di materiali lussuosi e ricercati. 

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Paul Iribe, disegni di moda per Les Robes de Paul Poiret, 1909

Un altro precursore può essere individuato nella figura di Louis Cartier, che nel 1913 crea una linea di gioielli dalle linee innovative, ispirata all’antico Egitto. Un cenno meritano anche Joseph Maria Olbrich e il suo Palazzo della Secessione Viennese, e Josef Hoffmann con il suo Stoclet Palace a Bruxelles. Entrambi appartenenti alla Secessione Viennese, movimento che esprime le istanze dell’Art Nouveau, sembrano anticipare, nelle opere citate, i criteri estetici dell’Art Déco.

Infine, dobbiamo al grande maestro Auguste Perret, noto come colui che ha sdoganato il cemento armato in architettura, il primo edificio che mostra le linee del nuovo stile. Si tratta del Théâtre des Champs-Élysées a Parigi, costruito nel 1913 secondo i dettami del maestro, che aspirava a concretizzare uno “stile disadorno” che ponesse fine agli eccessi dell’Art Nouveau. 

Auguste Perret, Théâtre des Champs-Élysées, Parigi, 1913. Credits Coldcreation

Si incomincia a parlare di uno “stile Moderno”, ma lo scoppio della Grande Guerra congela il mondo per 4 lunghi anni. Nel 1919, il nuovo stile raccoglie e trasforma le istanze rimaste inespresse da tutti i movimenti di avanguardia che avevano animato il panorama artistico nei primi due decenni del secolo. Lo “stile ruggente”è ormai pronto per il suo trionfo.

Caratteristiche del gusto Art Déco

Gli elementi decorativi dell’Art Déco si ispirano all’antico Egitto, alle civiltà precolombiane, alla Cina, ma anche ai movimenti di avanguardia già citati. Va detto che non si tratta di uno stile monolitico, in quanto esprime istanze estetiche a volte in contrasto e in continua evoluzione. Agli esordi rigoroso e dagli accenti classici, si trasforma in uno stile opulento e sontuoso, per ritornare alle forme pure negli anni Trenta, avvicinandosi al linguaggio razionalista. In linea di massima i suoi tratti caratteristici sono:

  • l’uso di forme a zig-zag, a scacchiera, cerchi e ventagli, disposte a ripetizione e stilizzate, così da creare motivi astratti;
  • l’uso spregiudicato del colore, con il nero e l’oro in prima linea;
  • l’uso della simmetria, in contrasto con le linee sinuose e asimmetriche dell’Art Nouveau;
  • Mobili massicci spesso realizzati con combinazioni di forme e di materiali differenti. Appaiono linee mai viste prima, decisamente d’avanguardia. Predominanza delle forme arrotondate e delle finiture lucide a lacca;
  • l’uso di materiali pregiati, dalla radica ai legni esotici, ebano e palissandro in primis, avorio, pelli di animali esotici, metalli come il bronzo ma anche l’acciaio inox;
  • lavorazioni ricercate come l’intarsio, il mosaico, la cesellatura, vetrate elaborate;
  • Creatività senza limiti, quasi a sfiorare il kitsch;
  • L’architettura privilegia proporzioni monumentali, volumi geometrici semplici e composizioni simmetriche e articolate, ed è spesso arricchita da bassorilievi e statue di foggia squadrata e spigolosa, da alte vetrate.
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Motivi decorativi geometrici a ripetizione

I mobili e gli accessori, le vetrate e le decorazioni sono per la maggior parte pezzi unici e si collocano a metà strada tra l’arte e l’artigianato. Appare evidente che l’Art Déco è uno stile che si adatta perfettamente alle esigenze della ricca borghesia, anche se con il tempo si diffuse una versione più economica, che comprendeva oggetti realizzati con materiali più modesti. I pezzi d’arredo più gettonati erano le poltrone, i pouf, più rari i divani, le madie, le petineuse e i tavolini. Tra i complementi, spiccano i lampadari e le lampade da parete, oltre agli specchi e ai tappeti.

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Opera emblematica rimane ancora oggi il padiglione creato da Jacques-Émile Ruhlmann all’expo parigina del 1925. Il decoratore francese concepisce una fastosa villa chiamata “La casa del collezionista”, che diviene l’icona del nuovo stile. Si tratta di un’opera d’arte totale che univa architettura, design d’interni, mobili, scultura, pittura e oggetti d’arte in un insieme unico. 

Aneddoto: alla stessa esposizione erano presenti Le Corbusier e Pierre Jeanneret con il loro padiglione Esprit Nouveau, che negava in toto le istanze dell’Art Déco. Del resto, gli stili non si susseguono nella storia in modo netto, e spesso coesistono in una stessa epoca. 

Diffusione nel mondo

L’Art Déco fu il primo stile a diffondersi in tutto il mondo, soprattutto nelle città coloniali del Nord Africa, in Asia e nei paesi del Commonwealth. Esempi notevoli si trovano a Shangai, nel quartiere Bund, e a Miami, nel cosiddetto distretto Art Déco. Tra gli edifici più significativi, spiccano due grattacieli di New York, ovvero l’Empire State Building e il Chrysler Building, oltre al Carbide & Carbon Building a Chicago. Negli anni Trenta, lo stile evolve in una versione più epurata, complice anche la crisi economica che imperversa in tutto il globo. Nella seconda parte di questo articolo analizziamo questa evoluzione con un esempio significativo: lo stile transatlantico o Streamline Moderne, sviluppatosi negli Stati Uniti.

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