Decluttering: dal residuo comportamentale all’accumulo compulsivo

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Il metodo del decluttering per combattere l’accumulo compulsivo: lasciar andare ciò che non serve più per fare spazio a cose nuove e a nuove esperienze.

accumulo compulsivo

Ormai tutti sappiamo che cosa è il decluttering e quali sono i migliori metodi per farlo. Uno dei più famosi è sicuramente quello di Marie Kondo, ma ce ne sono davvero di ogni genere, ognuno vincente a suo modo.

Di sicuro, alla base di tutti questi rimedi, c’è la promessa e la sicurezza di una vita migliore, una vita libera da oggetti spesso superflui e di sessioni di pulizia della casa più brevi e veloci. In fondo siamo un po’ tutti accumulatori: chi accumula vestiti, chi libri, chi scarpe …

Io sono una fan del decluttering, penso che sia il primo passo per iniziare un buon home therapy, perché liberarsi del superfluo rende davvero la vita più semplice: ci si sente più leggeri, si comincia a lasciar andare ciò che non serve più, per fare spazio a cose nuove e a nuove esperienze.

Ma dietro al trattenere con noi oggetti, all’accumulare e alla resistenza al liberarsi di determinate cose, ci possono essere meccanismi mentali più o meno gravi, che possono rendere difficile il processo di decluttering. Vediamo quali sono e quando si parla di accumulo compulsivo.

I meccanismi della mente

Ma cosa c’è realmente dietro all’attaccamento per alcuni tipi di oggetti? La nostra casa è l’espressione del nostro mondo interiore; possiamo capire molto dei nostri processi mentali e smascherare dei meccanismi disfunzionali, se teniamo conto di ciò che abbiamo intorno. Spesso ci circondiamo di quelli che vengono chiamati “residui comportamentali”, oggetti che ci ostiniamo a  tenere con noi, perché ci ricordano vecchie abitudini o modi di essere che ormai non fanno più parte della nostra vita.

Questi, di solito, sono tra i primi oggetti che spingiamo a far eliminare, perché sono utilizzati come auto – inganno, per continuare a essere qualcuno che in passato eravamo e che oggi non siamo più. Un esempio di residuo comportamentale sono i vestiti troppo larghi o troppo stretti: regalate o buttate questa tipologia di abbigliamento perché è molto difficile che la riutilizzerete di nuovo “quando dimagrirete” o “se mai rimetterete su qualche chilo”.

I vostri vestiti troppo larghi ricordano una condizione fisica che non avete più; i vostri vestiti di due taglie in meno non vi spingeranno mai a rimettervi a dieta, se sono anni che li tenete seppelliti nell’armadio. Piuttosto buttate tutto e tenete un vestito in particolare, quello a cui tenete di più. Tenetelo bene in vista, in una gruccia e fuori dall’armadio, così da poterlo vedere ogni giorno e utilizzarlo come incentivo per perdere qualche chilo.

Disposofobia e accumulo compulsivo: quando il decluttering non basta

Quando parliamo di accumulo compulsivo, invece, è tutta un’altra storia. L’accumulo compulsivo o disposofobia, è un disturbo psicologico legato a una condizione mentale e a una ferita molto più profonda. La disposofobia è spesso associata a gravi stati depressivi; dietro questo accumulo possono nascondersi emozioni sopite, ferite infantili, ansia da abbandono,  che vanno visionate e curate in sedi differenti.

La disposofobia, infatti, nasconde un senso di vuoto generato da lutti, abbandoni, mancanze, che il paziente pensa di riuscire a colmare, occupando fisicamente gli spazi, creando un rifugio effimero nel quale sentirsi al sicuro. Le persone che soffrono di questa patologia accumulano qualsiasi tipo di oggetto, da quello nuovo di zecca alla spazzatura. I cumuli di oggetti diventano una difesa e un conforto per la persona, che vede la sua casa come un porto sicuro.

Ovviamente l’ambiente risulta essere davvero molto pericoloso, oltre ad essere insalubre e invivibile. In questo tipo di situazione, il decluttering è fondamentale, ma è necessario innanzitutto rivolgersi a uno psicoterapeuta che analizzi la questione con l’interessato e studi il trauma che scatena l’accumulo compulsivo: se non viene curata la ferita primaria che scatena la compulsione, si rischia che, se anche si riuscisse a convincere il paziente a fare decluttering, si tornerebbe al punto di partenza nel giro di qualche settimana.

Se vuoi saperne di più di home therapy o di come puoi rinnovare la tua casa con un basso budget, visita il sito www.Sphomecoming.it e scrivimi nella sezione Contatti.

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